

Psicologia analitica junghiana
La Psicologia del profondo, Freudiana e Junghiana, ha studiato l’anima nella sua complessità̀ tramite uno specifico e diversificato processo analitico di esplorazione e di conoscenza della parte inconscia (Mengheri, 2018). La visione della psicologia di Jung è teleologica, finalistica; per comprendere un individuo, non basta chiederci qual’è la sua storia, ma anche che tipo di futuro ha in mente di costruire, consciamente e inconsciamente.
La Psicologia analitica fonda le sue basi sulla necessità di attivare nell’individuo la capacità di indagare il proprio mondo interno, cogliere attraverso l’analisi dei sogni i contenuti che risiedono nell’inconscio ed integrarli nella coscienza. Questo potrà permettere il raggiungimento di una maggiore consapevolezza della propria personalità e l’integrazione dei contenuti non accettati o rimossi dalla nostra coscienza che Jung definisce aspetti ombra.
Il processo di cura in Psicologia analitica necessita di una presa di coscienza dei contenuti inconsci frutto di un proficuo dialogo tra coscienza e inconscio. Parliamo di attivare una funzione trascendente: l’integrazione dei contenuti inconsci nella coscienza, che rappresenta l’operazione principale della psicologia dei complessi, è un’alterazione di principio poiché elimina il predominio assoluto della coscienza soggettiva dell’Io e vi contrappone contenuti collettivi inconsci (C.G. Jung, 1946/54). Questa funzione psicologica risulta dall’unificazione di contenuti ”consci” e “inconsci”, è una via per liberarsi compiendo uno sforzo personale, e per trovare il coraggio di affrontare se stessi (Jung, 1957/1958, pp. 83-106).
La Psicologia analitica si pone la domanda, da dove proviene il movimento psichico che si osserva in un individuo o in un gruppo e in quale direzione può procedere. La Psicologia oltre a un sapere della coscienza e dei suoi dati è “scienza dell’inconscio”, perché l’inconscio, proprio perché è tale, non è accessibile direttamente ma solo attraverso la mediazione della coscienza di cui esso stesso è parte costitutiva. All’interno della visione analitica di Jung scopo principale per l’individuo diviene la presa di coscienza della propria individualità non come fine completo ma come destinazione naturale, questo processo prende il nome di individuazione.
L’individuazione è un’unificazione con se stessi e, nel contempo, con l’umanità, di cui l’uomo è parte (C.G. Jung, 1945). Divenire se stessi include la necessità di scendere nel proprio mondo interno, mettere in dialogo la coscienza e l’inconscio grazie al dispiegarsi della capacità simbolica: il processo simbolico è un esperienza per immagini di immagini. Il processo dell’inconscio ha inizio con il sentimento di essere bloccati, impantanati, ostacolati nel raggiungimento dei propri scopi e dei propri fini; si conclude con la capacità di perseguire nuove strade.
L’inconscio fornisce una prospettiva a partire dalla quale si può giungere alla sintesi di elementi contrapposti. Il simbolo attiva la nostra attenzione su di un’altra posizione, la quale, se compresa, non si limita a risolvere il conflitto, ma costituisce un valore aggiunto alla personalità esistente (Samuel, Shorter, Plaut, 1986).
Individuarsi significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra più intima, ultima, incomparabile peculiarità, diventare se stessi, attuare il proprio Sé. Individuazione potrebbe essere tradotto anche con un attuazione del proprio Sé o realizzazione del Sé (C.G: Jung, 1928).