

Funzioni della coscienza
Oltre ai due orientamenti tipologici fondamentali (Introversione ed Estroversione), Jung distingue quattro funzioni che definisce come “forme di attività psichica che in circostanze diverse rimangono fondamentalmente uguali a sé stesse” Due vengono definite razionali (pensiero e sentimento), due irrazionali (intuizione e sensazione). Il pensiero è una funzione razionale: giudica, esclude; ed è il suo compito primario, poiché essa deve precisare ciò che una cosa è. La funzione sentimento valuta mediante le emozioni secondo il criterio piacere-dispiacere; questa funzione esclude quella pensiero in quanto una domina sull’altra e viceversa. L’intuitivo, ingloba, avvolge le cose con il suo sguardo che irradia e risplende. Jung dice “non sappiamo, di norma, come funziona l’intuizione. Quando una persona ha un presentimento, non sappiamo esattamente come gli sia venuto, da dove arrivi. Chi invece vede le cose come sono, le cattura, le afferra in un certo senso tra i suoi assi ottici: è il tipo sensoriale.
La funzione dominante sta nel centro del campo della coscienza, dove si trova l’Io. Poi, accanto a questa, troviamo una seconda funzione, chiamata funzione ausiliaria, che svolge un ruolo di aiuto e di sostegno a quella dominante. La terza funzione è quella che più delle altre può aiutare a entrare nel campo inconscio della quarta, forse perché essa stessa è spesso in parte conscia e in parte inconscia, per questa chiamata mediatrice.
Mentre ambedue le funzioni (l’ausiliaria e la mediatrice) sono ancora in parte nel campo della coscienza, o perlomeno possono esserlo, la quarta funzione è completamente nel campo dell’inconscio, laddove si muovono i vari complessi con i loro contenuti. Tra la funzione dominante e la funzione inferiore esiste generalmente una grande tensione e discontinuità psichica. Le funzioni razionali e quindi la ragione per Jung sono una forma di adattamento evolutivo fra un certo elemento interno all’organismo e l’ambiente esterno. La ragione umana si è strutturata in valori corrispondenti alla media delle esperienze degli eventi esterni, le leggi della ragione sono dunque le leggi che contrassegnano e regolano l’atteggiamento adatto, l’atteggiamento medio giusto. Per Jung l’irrazionale inizia dove finisce il razionale. Ogni dato di fatto non risultante da successive deduzioni è quindi nella concezione Junghiana una realtà irrazionale.
M.-L. von Franz sostiene che è praticamente impossibile passare dalla funzione dominante a quella inferiore perché esiste una sorta di incompatibilità fra di esse. Malgrado questa incompatibilità esiste tuttavia una polarità dinamica fra le funzioni opposte che le mette alla fin fine in rapporto l’una con l’altra. Quanto più l’Io è identificato con una funzione, tanto più questa polarità si esprime in modo accentuato e compensatorio. La polarità pensiero-sentimento sarà molto più marcata di quella intuizione-sensazione. Quest’ultima coppia si presenta come più mitigata della precedente e più capace di convivere. Jung insiste sull’importanza di sviluppare una funzione dominante. Essa è fondamentale soprattutto nei momenti di grande difficoltà psicologica in cui tutto vacilla e le tempeste dell’inconscio imperversano sul piccolo Io naufragato. Allora la funzione dominante diventa come un porto sicuro, una strada ben costruita.
Malgrado l’importanza di possedere una funzione dominante, in molti individui è spesso difficile determinare quale essa sia. Questa difficoltà è poi del tutto peculiare nel mondo culturale italiano. Esso ha infatti sviluppato una qualità molto particolare, la sua maschera sociale, o in termini junghiani la Persona, questo aspetto se da un lato facilita l’adattamento all’ambiente dall’altro può diventare un ostacolo alla comprensione profonda della sua anima. L’anima è profondamente nascosta e la si trova proprio laggiù, nella funzione inferiore.
Sul piano di un vero e proprio processo di individuazione, occorrerà smantellare tutto questo apparato sociale e piombare in una lenta, faticosa ma pedagogica forma di adattamento individuale più autentico. Da un lato la quarta funzione è la nostra dannazione, la nostra croce. È lì dove siamo malati, un po’ folli, patologici. Dall’altro essa è la strada verso la creatività, la fantasia, il gioco e il puro divertimento, la sofferenza e la trasformazione. È lì dove il mondo e la vita riacquistano i loro colori veri, dove siamo capaci di ricominciare da capo con entusiasmo.